Imparare a scrivere… ricopiando!

tecniche di scrittura

Si diventa scrittori anche grazie ai libri che abbiamo letto

Pensa con la tua testa, sii originale, questa non è farina del tuo sacco. 

Che sia il ricordo della prof d’italiano o quella vocina malefica nella testa che si fa viva ogni qual volta che state per scrivere qualcosa, in ogni caso, sapete di cosa sto parlando.

C’è sempre stata questa idea dominante di ricercare l’originalità assoluta, il timore del plagio e della banalità quando si scrive. Ma leggere molto, ispirarci a grandi scrittori e alle loro opere, non può che impreziosire le nostre conoscenze. Non si tratta di copiare, né di emulare, ma di apprendere per poi diventare. Farci positivamente influenzare da quei libri che ci hanno resi degli appassionati lettori.

Un manuale di scrittura insolito: Seminario sui luoghi comuni

A questo proposito, oggi vi parlo di un libro che ho appena terminato e che può farvi sentire più leggeri e spensierati quando cercate ispirazione. Una guida alla scrittura composta dai brani di un corpo docente d’eccezione, ovvero, illustri scrittori di classici.

L’autore di Seminario sui luoghi comuni, Francesco Pacifico, ci racconta come, ricopiando i brani delle sue opere preferite, ha saputo poi addentrarsi nelle tecniche narrative, individuare i segreti di grandi autori e osservare con la lente d’ingrandimento della consapevolezza i classici della letteratura.

La tecnica adottata da Pacifico è molto interessante. “Appropriarsi” delle parole altrui per imparare e far propri incipit, alcuni passaggi geniali, dialoghi, descrizioni e altre memorabili meraviglie letterarie, ricopiando i passaggi che più sono rimasti nel cuore, hanno destato ammirazione o, talvolta, invidia.

Ogni aspirante scrittore si chiede innumerevoli volte come si diventa un vero scrittore. Il consiglio più inflazionato, ma anche più ragionevole, è quello di scrivere. Scrivere tanto.

Ricopiare rafforza la nostra capacità di ricordare e di conoscere

Ma il processo di leggere e ricopiare, specialmente a mano, con carta e penna, un brano significativo, è una tecnica mnemonica, a mio avviso, molto efficace.

Quando studiavo, e tutt’ora quando seguo dei corsi di formazione, scrivo, prendo appunti, disegno schemi, sottolineo… e copio frasi, citazioni o interi brani. Mi aiuta molto a riflettere sul contenuto, ad analizzarne la forma, lo stile, la scelta terminologica. 

Ai miei allievi dei corsi di lingue consiglio sempre di scrivere, fare glossari e insisto molto sugli esercizi di produzione scritta, anche se siamo ormai più abituati a digitare su una tastiera che a impugnare una penna. Il nostro cervello, ritornato a una modalità più analogica e materica dell’apprendimento, ricorda meglio ciò che ha letto e assimila un maggior numero d’informazioni.

Per me sarebbe meraviglioso poter ricordare a memoria interi brani dei romanzi o poesie che ho amato. Ma anche raccoglierli trascritti in un taccuino ha la sua forte valenza. 

Onorare l’opera di un autore può avvenire anche attraverso l’umile gesto di trasferire un’altra volta su carta, quelle parole così ben assortite e ordinate.

E chissà che sia possibile, riuscire ad accorciare così la distanza tra le nostre e quelle parole, che la nostra grafia ci possa restituire l’idea che anche noi, aspiranti scrittori, un giorno riusciremo a scrivere qualcosa degno di essere letto e ricordato.

Quali parole di Pacifico “ruberei” volentieri?

La scrittura è come uno strumento musicale di legno. Serve un buon legno per avere un bel suono. Hai delle melodie in testa, che sono le storie della tua vita, ma le devi suonare con uno strumento: la tua lingua, la sintassi, un lessico. Serve un legno che sia buono e che sia quello adatto alla tua melodia. Devi fabbricarti lo strumento da solo, con il legno giusto, andandotelo a cercare nei boschi della grande letteratura, trovando gli alberi giusti, i classici giusti.

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